La sua storia inizia nel lontano 1949 come ristorante, poi prestatosi all'attività di pizzeria nel corso degli anni ‘50, suscitando sin da subito interesse per quella che allora rappresentava un'assoluta novità, la pizza.
Oggi il locale è affidato in gestione a Vincenzo, nipote di Francesco Castellano che, insieme a "Mamma Richetta" e gli altri suoi familiari, ne avviarono l’attività subito dopo la fine della 2° Guerra Mondiale.
La signora Richetta, già proprietaria del famoso forno, presta come cuoca le sue sapienti capacità culinarie ai militari polacchi che durante la 2° guerra stabilirono nella scuola Marconi il loro ospedale. Così, poco dopo il termine del conflitto, ha l’idea di aprire un ristorante, il primo ristorante a Casamassima e uno dei primi nella provincia di Bari.
“A quel tempo – ci racconta Vincenzo - dal centro del paese transitava ancora la Statale 100 per cui c’era un via vai continuo di camionisti, soprattutto tarantini, che erano i maggiori frequentatori all’ora di pranzo. La cucina era locale e genuina. Poi zio Francesco ebbe l’idea di organizzarsi anche come servizio catering, per case, locali e le prime sale che nascevano nel paese dove si festeggiavano i matrimoni.”
Negli anni ’50 i fratelli Castellano, visionari si potrebbe dire, hanno l’idea di aggiungere anche il forno per le pizze e di aprire la sera indicando nell’insegna all’esterno “Pizzeria-ristorante” “Ma in quegli anni – continua Vincenzo ricordando i racconti dello zio - non c’era l’abitudine di uscire a mangiare fuori, era considerato un lusso per pochi, per cui gli avventori si vergognavano di farsi vedere e così mio zio pensò di divedere i tavolini con delle tende per creare più privacy. Quest’allestimento rimase per almeno una decina di anni, poi negli anni ’60, grazie ad una maggiore libertà di costumi, le tende furono finalmente eliminate. Fummo i primi, dopo il Bar Roma, a mettere la televisione, così la gente la sera si affollava per poter vedere il Carosello o il Festival di Sanremo. Negli anni ’70 installammo invece la cabina telefonica e c’erano i fidanzati che venivano a telefonarsi, un gran via vai di gente. Così l’attività fungeva da ristorante a mezzogiorno e pizzeria la sera. Poi, nel 1981, soprattutto a seguito della realizzazione della circonvallazione della Statale 100 negli anni ’60, il traffico di camionisti smise completamente in paese, per cui decidemmo di chiudere a pranzo e restare aperti solo la sera come pizzeria. E lì inizia la mia storia.”
Vincenzo negli anni ’80 frequenta l’istituto per periti elettronici e nel weekend lavora nella pizzeria di famiglia per pagarsi gli studi. “Ho iniziato come cameriere, poi sono stato dietro al banco salumi e infine al forno delle pizze. Negli ultimi anni delle superiori c’era bisogno di me anche in settimana, così cominciai a lavorare quasi tutte le sere. Riuscii a terminare la scuola, anche se non la scelsi per un desiderio personale, ma semplicemente per continuare gli studi e arrivare al diploma, certo sarebbe stato meglio l’alberghiero.”
A Vincenzo piace il suo lavoro perché gli permette di conoscere tanta gente e di accrescere le proprie competenze e cultura nel campo che più ama, la gastronomia “Oggi possi dire di conoscere centinaia di ricette, farine, impasti e pizze. L’unico lato negativo è legato al periodo di crisi che anche noi stiamo affrontando. Non vedo come un problema il lavorare il fine settimana, anche perché dopo tanti anni sono abituato. Ho sempre cercato di organizzare la mia vita facendola ruotare attorno al giorno di riposo, il mercoledì, mi sono addirittura sposato in quel giorno.”